I Promessi Sposi illustrati da Gonin by Alessandro Manzoni

I Promessi Sposi illustrati da Gonin by Alessandro Manzoni

autore:Alessandro Manzoni
La lingua: ita
Format: azw3
Tags: Classics, Fiction
ISBN: 9788897771746
editore: Edimedia
pubblicato: 2015-02-15T23:00:00+00:00


CAPITOLO XX

Il castello dell'innominato era posto a cavaliere ad una valle angusta e uggiosa, su la cima d'un poggio che sporge in fuori da un'aspra giogaia di monti, ed è non si saprebbe ben dire se congiunto ad essa o separatone, per un mucchio di greppi e di dirupi, e per un andirivieni di tane e di precipizii, così sul di dietro, come sui fianchi. Il lato che risponde nella valle è il solo praticabile; un pendìo piuttosto erto, ma eguale e continuo; a pascoli in alto, a colture nella più bassa falda, e sparso qua e là di abituri. Il fondo è un letto di ciottoloni, dove scorre un, secondo la stagione, rigagnolo o torrentaccio, che allora serviva di confine ai due dominii. I gioghi opposti, che formano, per dir così, l'altra parete della valle, hanno pure un po' di falda lentamente inclinata e coltivata, ma un breve tratto; il resto è schegge e macigni, erte ripide, senza via e nude, salvo qualche cespuglio nei fessi e sui ciglioni.

Dall'alto del castellaccio, come l'aquila dal suo nido insanguinato, il selvaggio signore dominava all'intorno tutto lo spazio dove orma d'uomo potesse posarsi, e non ne sentiva nessuna brulicare al di sopra del suo capo. A un volger d'occhi scorreva tutta quella chiostra, i declivi, il fondo, le vie praticate quivi entro. Quella che, a gomiti e a giravolte, ascendeva al terribile domicilio, si spiegava dinanzi a chi guardasse di lassù, come un nastro serpeggiante: dalle finestre, dalle balestriere, poteva il signore contare a suo agio i passi di chi saliva e porgli cento volte la mira. E anche d'un grosso drappello d'assalitori avrebb'egli potuto, con quella guernigione di bravi che teneva lassù, stenderne sul sentiero o farne ruzzolare al fondo ben parecchi, prima che uno arrivasse a toccar la cima. Del resto, non che lassù, ma nè pur nella valle, nè pur di passaggio, non ardiva por piede nessuno che non istesse bene col padrone del castello. Il birro poi che vi si fosse lasciato vedere sarebbe stato trattato come una spia nemica che venga colta in un accampamento. Si raccontavano le storie tragiche degli ultimi che avevano voluto tentar l'impresa, ma erano già storie antiche, e nessuno dei giovani valligiani si ricordava d'aver quivi veduto un di quella razza, nè vivo, nè morto.

Tale è la descrizione che l'anonimo ci dà del luogo del nome nulla, anzi, per non metterci sulla via di scoprirlo, non dice niente del viaggio di don Rodrigo, e lo porta di lancio nel mezzo della valle, appiè del poggio, all'imboccatura dell'erto e tortuoso sentiero. Quivi era una taverna, che si sarebbe anche potuta chiamare un corpo di guardia. Una vecchia insegna appesa al di sopra della porta mostrava dalle due parti dipinto un sole raggiante, ma la voce publica, che talvolta ripete i nomi come le vengono insegnati, tal volta li rifà a suo modo, non disegnava quella taverna che col nome della Malanotte.

Al romore d'una cavalcatura che si avvicinava, comparve sulla soglia un ragazzaccio ben



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